Critica

maternità, acquarello, 2009LA POESIA DELLA LUCE

di AUGUSTO ALESSANDRI

Sono stato a cercare nel posto di lavoro, una bella casa rustica in Abano Terme, una delle scultrici più raffinate della terra veneta: Jone Suardi. Chi, infatti, contempla Jone (donde questo bel nome con cui i greci antichi significavano la ‘Viola”?) mentre lavora attorno al guizzante vetro non ha il tempo di fermarsi a considerare il virtuosismo dell’opera o la vitale abilità tecnica dell’artista, ma viene piuttosto colpito da una forte emozione. Il prodotto che sorge e si dilata nella sua atmosfera armonica del colore e della luce, acquista subito un senso spirituale ed una vena di poesia. Viene fuori l’arte autentica fissata in momenti vari di “Magia”, di “Fuoco”, di “Bagnanti”, di “Iceberg”, di estrosa “Fantasia”, etc. in un impatto emotivopercettivo che coinvolge lo spettatore nella stessa interpretazione del soggetto rappresentato. Già Fritz Krause in “Maschere e figure degli antenati” (inKuituranthropologie” – Berlino) aveva sostenuto che l’arte è “un incantesimo che dà forma”. E’ dunque, pertanto possibile un mutamento di contenuto e di forma, con la totale trasformazione dell’essere. Suardi è certamente inserita nella visione della realtà che tuttavia si trasforma attraverso il gorgo indistinto dell’inconscio in cui le immagini scorrono lente infrangendo il muro della quotidianità di per sé inerte e spesso opaca, e banale. Del patrimonio del mito della leggenda e della fiaba Jone afferra la grande epica antica (cfr. “Logos”, “Forme in libertà”, le stesse “Crocifissioni”) che viene rivisitata in chiave moderna e rappresentata come categoria psicologica perenne dell’uomo. E’ evidente che in tale contesto artistico i significa ti delle immagini e la vitalità della narrazione vanno ricercati, al di la e al di sopra dei contenuti, in una dimensione magica sia pure in una caratterizzazione squisitamente individuale ed intimistica. Ed è proprio la “magia”, indotta dalla luce, riflessa nel vetro come da una atmosfera metafisica, che raccoglie, “attraverso misteriose antenne” (come aveva sostenuto a suo tempo Apollinaire) gli stessi eventi che ci tramano nel segreto dello spirito: un’arte, quella di Jone Suardi, senza retorica, sottile che invita ad estendere la propria potenza di sogno. La stessa azione della luce, i toni schiariti che si dissolvono nelle luminosità dell’ambiente, divengono manifestazioni di stati d’animo e di “voci” che si levano dal prodotto, come nella famosa “Salon” di Paul Eluard (così ben risolta nell’opera pittorica di Yves Tuguy)’: “au port de la fragilité – du verre qui contient – cet or en boule, cet or qui roule. . . “. E forse proprio dal vetro che trapassa nella sfera del sogno dell’imponderabile (cfr. “Dal Fuoco”) l’artista ha voluto tenere una spiegazione orfica della materia: per questo anche nei volti dei Cristi Crocefissi vi è un’espressione di incantamento che di dolore, quasi di atmosfera onirica, forse a significare che nel sogno sta la quintessenza dell’esistere. Una scultura poetica che tende a recupetare, suggestivamente con nuove tipologie, le grandi affermazioni dell’arte vetraria antica e recente.


maria (ispirato dal ciclo giottesco),acquarello, 2010FRAMMENTI DI LUCE VIBRANTE

di ORFANGO CAMPIGLI

Jone Suardi una scultrice assai interessante che in arte è esplosa in questi ultimi anni. Mi ha dato la gioia visiva di ammirare suoi “piccoli capolavori”, i quali, si sono imposti all’attenzione dei visitatori e dei critici d’arte; molte le sue partecipazioni a mostre collettive, a concorsi e a premi, ovunque acquisendo primi premi e significative segnalazioni. Jone Suardi, dopo aver usato, artisticamente, altri materiali come ad esempio il bronzo, da un po’ di tempo a questa parte, in virtù di un profondo richiamo creativo è fortemente ispirata alla lavorazione del vetro, rendendo l’opera trasparente e luminosa oltreché poetica e suggestiva, al colore, come frammenti di una luce vibrante che è insita nella estrema sensibilità dell’anima. Ella con garbata fantasia, con estrema sicurezza della mano e in ricchezza della sua cultura creativa, plasma la materia con delicatezza per ottenere ciò che il cervello pensa, il cuore sente, i suoi occhi vedono. Ecco la classicità dell’immagine sviscerata a mò d’arte da grandi stimoli sentimentali e romantici colmi di una spiritualità religiosa; Jone Suardi, ormai artista di grido, con le sue stupende creazioni ci coinvolge emotivamente ad ammirare una bellezza simboleggiata ed accarezzata con amore.


NUVOLE DI SOGNO

di ANIL CELIO

Jone Suardi al vederla sembra una damina di porcellana così fragile e preziosa. Ma conoscendola si scopre in lei una forza sublime, un’energia di creatività sempre più evolutiva che travolge gli animi, portandoli verso un confine, dove si intrecciano sogni, illusioni, realtà, mistero. Le opere di questa artista si elevano come nuvole di un vetro che non si frantuma, permeate da un incantesimo, dandoci una visione di un’altra dimensione. I nudi di donna richiamano scorci del passato, del presente, del futuro, ammantati dalla bellezza dell’amore. E lavora Jone in uno spazio integrato tra il sacro, il profano e la melodia raffinata della sensualità. I suoi occhi sono come le stelle che accese, tramontano, poi, per dare vita a nuove opere, a nuovi fremiti dove germogliano spighe dorate e fantasmi evanescenti che danzano al sorriso di una nuova aurora. E noi ammiriamo queste opere, in silenzio per ascoltarne le loro voci, dove drappeggi esoterici ci coinvolgono in emozioni sempre nuove proiettandoci in un mondo dove i sogni si alternano con la realtà.


sguardo verso il cielo, scultura in bronzo, 1998UNA SUGGESTIVA BELLEZZA

di CARLA D’ AQUINO

Il fascino dell’alchimia coloristica si svela nella magica lievità del vetro, materia duttile e trasparente che manifesta la sua ricercata leggerezza preziosa nella narrazione artistica, dal sacro al profano di Jone Suardi. E proprio nelle splendide opere scultoree dell’artista, traspare quell’eleganza formale legata a preziosismi classici e rinascimentali che si evolvono in una moderna interpretazione simbolico-espressionista, sino all’autentica contemporaneità nella sua originale modalità esecutiva, come espressione di una raffinatezza formale che richiama quel gusto veneziano, che ha le sue matrici antiche da Ravenna all’Oriente. Così i valori, di epoche passate si evidenziano nelle opere scultoree e nella sensibilità artistica di Jone Suardi, che manifesta nel suo racconto, profondi contenuti e significati nel tema esistenziale. Nelle sue originali opere d’arte la continuità storica si manifesta nel richiamo di una scultura classica, soprattutto nei ritratti che progredisce pian piano in nuove forme moderne, da Manzù ad Emilio Greco, sino a creazioni, in cui la straordinaria energia coloristica si fonde nell’armonia formale, libera da principi accademici, ma rivolta ad un linguaggio plastico autonomo ed innovativo che imprime nelle sue creazioni un moto vitale, un senso dinamico nella luce che si modula su linee sinuose tra gli effetti chiaroscurali delle configurazioni tridimensionali, esaltando l’espressività delle forme nella loro spontaneità. Morbidezze di linee nelle sinuose pose e geometrie oniriche esaltano i sogni tridimensionali di Jone Suardi che pone nel centro della sua tematica l’uomo, la natura con il suo arcano significato, mediante l’interpretazione di lirismo spirituale.

le quattro stagioni, acquarelli, 2001

Nel tema del sacro, di notevole bellezza trascendentale ci appare il Cristo Crocifisso che segue un’impostazione grafica e formale simbolico-espressionista, posto su un piano che sprigiona una particolare luminosità in un alone di cromie luminescenti come espressione di intensa spiritualità nella luce divina.Ecco perché, le sue splendide opere scultoree traducono messaggi evangelici, in cui l’arte diviene preghiera nella logica consapevolezza della fede cristiana. Rivivono, così, nelle sue opere scultoree riferimenti classici ricondotti ad un sentimento contemporaneo ed autentico nella tradizione veneziana, mediante un’alta sintesi formale nel linguaggio plastico di affascinanti colori nella magica trasparenza del vetro con eleganza di forme determinata da una raffinata impostazione progettuale, in cui le sue sculture s’innalzano verso quella luce che emanano, come un libero volo di colomba nell’originale interpretazione realistica di Jone Suardi che plasma e crea opere di alta valenza culturale per comprendere il senso della vita, mediante la loro suggestiva ed armoniosa bellezza nella leggera trasparenza del vetro come limpidezza d’animo e di sentimenti.


autunno della mia vita, scultura in vetro, 2005LA BELLEZZA SVELATA

di RICCARDO GHIDOTTI

Asterischi di luce, pulviscoli di stelle. Così amo definire le sorprendenti opere scultoree in vetro di Jone Suardi. Sinuose forme, ora dorate, ora trasparenti e colorate, che l’abile mano dell’Artista magistralmente plasma. Sono sculture piacevoli a vedersi, grandi per le emozioni che suscitano nell’animo. La serie delle ”Bagnanti”, la più bella galleria scultorea di Suardi, è particolarmente suggestiva, come pure ”Dal fuoco” in cui le fiamme, come figure leggere e danzanti, si dipanano dalla base verso l’alto. Affascinante è ”Iceberg”, puro e trasparente, dal richiamo di oniriche censure, in cui magnifico è il luminoso riflesso sullo specchio del basamento. Jone Suardi sa trasformare in linguaggio proprio anche quanto richiede figurazione didattica. E’ il caso dell’opera ”Beati voi…”, stupenda montagna devozionale, dove le figure in ascolto, in insolito atteggio, sono attualizzate in personaggi della storia che ascoltano il Maestro. Jone Suardi è artista completa, capace. Nel tutto tondo mette in luce la sua capacità straordinaria di scultrice che sa cogliere e fissare lo stato d’animo e le emozioni del soggetto raffigurato. Così ”Nicola”, paradigma di un assorto filosofo greco, o ”Stefania”, con il suo lieto sguardo di fanciulla. Non v’è dubbio: Jone Suardi è talento d’artista, di un’artista matura, capace di creare bellezza. La bellezza è oggettiva. Il bello deve essere tale per chi crea e per chi guarda. L’artista affranca la bellezza dalla soggettività. Suardi è nella pittura, ma soprattutto nella scultura, come un compositore di musica che interpreta le note, trasforma i suoni in armonia di colori e di forme di rara bellezza.


è primavera, aquarello, 2009

DEDICATO AL MITO

di GABRIELLA NIERO

Nel giardino incantato di Jone Suardi si muovono figure leggendarie che tornano dal passato per narrarci miti arcani e misteriosi. La loro anima è trasparente, eterea, senza tempo, e la voce sussurrata si perde leggera nello spazio circostante. Ognuna è una fonte di energia che si sprigiona nella materia vitrea, la vera essenza plastica che unisce astratto e figurativo in una raffinata concezione simbolica del mondo e della natura. Un ruolo fondamentale, strettamente poetico, è assunto dal colore che Jone Suardi stende in diafane campiture seguendo sinuosi percorsi formali. In tutto questo affascinano le morbide corposità femminili modellate quasi dal soffio del vento, le tracce eterne ed enigmatiche di una civiltà sommersa, le icone religiose dai reconditi messaggi, l’irresistibile forza del vetro solcato o meno dalla grafia dell’autrice, che sprigiona un’energia straordinaria. L’impatto visivo rivela delle presenze interiori sospese nel tempo, testimonianze della storia, arcane narratrici che annunciano i misteri del mondo: l’incanto delle luci, la bellezza dei corpi, le suggestioni della materia, offrono all’osservatore la possibilità di percorrere il filo contiguo che lega il presente al passato. Le sculture sono vibranti condensatrici di luce, cariche di energia espressiva, si librano leggere nell’aria e al tempo stesso sono fortemente ancorate alla terra, delicate e potenti, parzialmente descritte altre volte incompiute. Nel sottile dualismo della materia plastica, nel significato simbolico di ogni creatura, Jone Suardi immette tutta la sua sensibilità riversando nella creazione l’idea, ciò che è frutto della sua passione per l’arte.La scultura vitrea è il momento intimista del colloquio tra essere e divenire, tra passato e presente, tra materia e spirito in un frammento magico che l’autrice coglie nell’enigma dell’immagine. Poesia e leggenda ci indicano la strada del giardino incantato.


logos, scultura in vetro, 1996LUCENTI ARCOBALENI DI COLORE

di RENATO VARRIALE

Ebbi modo di conoscere Jone Suardi, qualche anno fa quale mamma di una studentessa del Liceo che dirigevo. Il caso volle che, una sera a cena, mia moglie riconobbe nel marito un compagno di università di un lontano suo cugino che anni prima era venuto a studiare medicina a Padova. Da lì nacque una profonda, pluridecennale, amicizia. lntanto Jone sicuramente covava dentro di sé un sacro fuoco dell’arte che non le era stato possibile esprimere in età giovanile e quindi, dopo che la figliola aveva già terminato gli studi al Liceo Artistico, decise di iscriversi. Ricordo ancora il suo primo giorno al Liceo Modigliani di Padova: l’accompagnai in aula ed ovviamente la classe si alzò in piedi ritenendola un’insegnante: ne nacque un bel sodalizio! Da qui Jone iniziò il suo percorso artistico, proseguito successivamente all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Terminati gli studi, la sua caparbia volontà di scoprire se stessa l’ha spinta a mettere continuamente alla prova la sua voglia di fare, con instancabile curiosità di scoprire da sé, in maniera autonoma, le caratteristiche e le potenzialità dei materiali e delle tecniche. L’abbiamo vista emozionarsi e trovare ispirazione dalla conformazione geologica di millenari massi della costa cilentana, l’abbiamo immaginata indagare la genesi dei Sassi delle rupi materane (argomento della sua tesi di laurea). Nel frattempo ha raffinato la sua espressività nelle forme grafiche di un segno sempre più funzionale nella plastica materia del modellato, negli eterei acquarelli, ma tutto ciò non poteva bastarle. La sua inquietudine doveva trovare sbocco in una sua più originale espressione artistica. opera 1La sua curiosità, il fuoco che aveva dentro l’ha portata a sperimentare nuove strade, nuovi sbocchi, cimentandosi appunto col fuoco. Infatti questo elemento l’ha spinta a scoprire l’alchimia del vetro, manipolando il quale ottiene giochi di fantastiche trasparenze, brillantezze, lucenti arcobaleni di colori, leggiadra poesia che volteggia, di volta in volta, tra eteree figurazioni di simboli religiosi, oppure naturalistici richiami, oppure fantastiche invenzioni che sempre evocano vissuti, profondi turbamenti. Osservando le sue vitree opere si è spinti a toccare i confini più emotivi della spiritualità che è al tempo stesso umana ed ideale, terrena e trascendente; fino alla poetica emozione del superamento delle barriere della materia sconfinando in dimensioni metafisiche.

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